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Cronaca

Omicidio di Patrizio a Piscinola. Anna chiede giustizia per il marito

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Quel Sabato mattina di 8 mesi fa Patrizio venne colpito a cuore aperto, mentre sistemava una piscina sul terrazzo. Il vicino di casa, Maurizio Severino, lo colpì con una lama da 12 centimetri. Poi le urla del figlio maggiore di Patrizio Falcone e la corsa della moglie Anna, a cui Patrizio prima di morire disse: ” Anna vedi che cos’ho” mentre indicava un enorme buco in petto.

Oggi, a 8 mesi da quella tragedia, la vita di una famiglia intera è cambiata e Anna si è appesa forte all’unica speranza dignitosa e umile di ‘onorare’ il nome del marito, la GIUSTIZIA.

“Non voglio vendetta, ma solo giustizia per la morte di mio marito. Chi ha tolto un padre e un marito esemplare alla sua famiglia non ha avuto la gioia di aver vissuto l’amore come noi». Con la voce rotta dall’emozione Anna Gaeta, 39 anni, madre di due ragazzi di 15 e 19 anni.

Anna si augura che la magistratura faccia luce su quanto avvenuto quel sabato mattina dello scorso maggio.Non è stato facile ritrovarsi senza papà e senza marito – sottolinea la donna – manca l’essenza della nostra casa. In più, come si suol dire, dopo il danno la beffa: Patrizio, metalmeccanico navale, aveva contratti di 6 mesi, perciò oggi percepiamo una pensione di 115 euro mensili. Siamo in grande affanno, perché io lavoro saltuariamente in hotel come cameriera ai piani, situazione peggiorata col Covid. E mio figlio maggiore mi aiuta come può con qualche lavoretto».

Proprio quest’ultimo, testimone oculare dell’omicidio del padre, diplomato odontotecnico col massimo dei voti, fa il volontario della Protezione civile e ha un sogno: diventare carabiniere. “Francesco crede molto nella giustizia e vorrebbe indossare un giorno la divisa dell’Arma – racconta la madre – ecco perché insieme a me si augura che chi ha ucciso il papà sia punito dalla legge.”

(Fonte- il Mattino)

Cronaca

SANT’ANTIMO. Voti e Camorra. Condannati i fratelli dell’ex Senatore Cesaro e l’Ing. Claudio Valentino

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SANT’ANTIMO – Nella giornata di ieri, i giudici della terza sezione penale del tribunale di Napoli hanno emesso 21 condanne di colpevolezza nel processo per accordi politico mafiosi al comune di Sant’Antimo, con al centro anche le figure di Antimo, Aniello e Raffaele Cesaro, fratello dell’ex senatore di Forza Italia, Luigi Cesaro, noto alla storia come Giggin ‘a purpett.

Antimo Cesaro è stato condannato a 11 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio aggravato, mentre Aniello e Raffaele Cesaro hanno ricevuto una condanna a 10 anni e 6 mesi di reclusione per concorso esterno.

Condannato anche il dirigente comunale, originario di Casagiove e attivo in passato anche nei comuni di Villa Literno e Orta di Atella, Claudio Valentino.

L’ingegnere casertano, ritenuto l’interfaccia del clan Puca nell’Ufficio Tecnico di Sant’Antimo era imputato per il reato di concorso esterno in associazione a delinquere di stampo mafioso.

Valentino è stato condannato a 13 anni.

Assolto, invece, Corrado Chiariello, ex candidato sindaco a Sant’Antimo.

le condanne:

Pasquale Puca: 5 anni e 6 mesi; Luigi Abbate: 5 anni e 6 mesi; Cesario Bortone: 13 anni e otto mesi; Nello Cappuccio: 11 anni e 5 mesi; Francesco De Lorenzo: 16 anni e sette mesi; Raffaele Di Lorenzo: 8 anni e 7 mesi;
Francesco

Di Spirito: 10 anni e 5 mesi; Raffaele Femiano: 11 anni e 10 mesi; Ferdinando Pedata: 4 anni; Camillo Petito: 15 anni e 2 mesi; Lorenzo Puca: 13 anni e 6 mesi; Luigi Puca (classe 1962): 11 anni; Luigi Puca, classe 1995: 11 anni e 6 mesi; Alessandro Ranucci: 9 anni e 3 mesi; Filippo Ronga: 13 anni e 8 mesi; Agostino Russo: 15 anni e 9 mesi;
Francesco Scarano: 13 anni e 4 mesi.

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Cronaca

Barra, 46enne perde la vita dopo forte esplosione nel suo garage

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All’ora di pranzo, in un garage di via Cupa Vicinale Bolino, nel quartiere Barra, è stata registrata una forte esplosione.
A 20 metri dal locale, a quanto pare sbalzato per l’esplosione, c’era il corpo senza vita del proprietario, Vincenzo Roselli,  napoletano, classe 1977.

Le indagini sono in corso da parte dei carabinieri della compagnia Poggioreale coordinati dalla procura di Napoli per ricostruire la dinamica dell’evento

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Caivano

Stupro di Caivano, chiesti 12 e 11 anni per i due maggiorenni del branco

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12 anni e 11 anni e 4 mesi di reclusione per i due maggiorenni ritenuti coinvolti nelle violenze sessuali subite due cuginette di 12 e 10 anni di Caivano.
E’ quanto richiesto dalla Procura di Napoli Nord, avanzata oggi dal Pubblico Ministero, Giuseppe Vitolo, al termine della requisitoria nella quale è stato evidenziato soprattutto l’aspetto umano e sociale del comune dell’hinterland caivanese in cui l’assenza dello Stato è evidente, secondo quanto sottolineato proprio dal pm.

Per il Sostituto Procuratore di Napoli Nord il personaggio perno delle violenze sarebbe stato il 18enne Pasquale Mosca, per il quale ha richiesto 12 anni di carcere perché non sussistenti le attenuanti generiche; 11 anni e 4 mesi è – invece – la richiesta formulata per Giuseppe Varriale, 19enne.

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